Grazie ad un professore di Lettere italiane sempre ricordato con commozione e gratitudine, gli anni del liceo messinese furono segnati dalla scoperta della poesia dei Trovatori, poesia lirica e cortese alla quale poi Dante, poi Petrarca, avrebbe attinto. Andrea Genovese è senza dubbio uno scrittore del Mediterraneo, poeta dell'amore, del desiderio e dell'erotismo, erede dei trovatori occitani conosciuti e apprezzati in Sicilia dalla fine del XII secolo. Ovviamente ha un rapporto molto personale con le città. Innanzitutto quelle, numerosissime, alle quali si è recato per molti anni, in qualità di critico d'arte, con lo scopo di visitare mostre temporanee presentate dai musei e scrivere articoli di recensione per la stampa e in particolare per la sezione Arte dell'Italiana quotidiano Corriere della Sera. Ma anche queste città che scandiscono e tessono la sua biografia: Messina, Milano, Lione, Sète, Tolosa. Le sue successive raccolte di idilli – Idilli di Messina e Idilli di Milano, poi Idylles de Sète e Idylles de Toulouse – sono tutti inviti a guardare queste città che attraversiamo e dove soggiorniamo. Nel 2011 al suo lavoro è stato dedicato un convegno dal titolo La Magnolia perdta presso l'Università di Messina. Scrive Judith Malla: “a Genovese ci sono Dolet, Gryphe (forte), Belle Cordière e soprattutto Rabelais. Risate, umorismo e inesauribile invenzione verbale.” Andrea Genovese definisce la sua vita come un'Odissea minima (Odissea minima, titolo della sua prima raccolta di poesie pubblicata nel 1964), e spesso afferma "Ogni siciliano nasce in stato di guerra", "Come tutti i miei connazionali, ho un carattere teatrale temperamento, tragedia nel sangue. Non è uno dei fondatori del teatro moderno Pirandello? ".