Sono nato in un villaggio comunale

Kaya Takada ha vissuto un'avventura insolita in Giappone: ha trascorso tutta la sua infanzia e adolescenza in un villaggio comunitario. Ispirato dalle idee libertarie che circolavano ampiamente negli anni '70, il villaggio atipico in cui è cresciuta era una comunità rurale alternativa, con costumi sia innovativi che severi: nessuna proprietà privata, abitazioni senza chiavi, beni materiali condivisi con tutti, ecc. Insieme a queste pratiche generose, il modo di vivere era segnato da un rigore monastico e da un clima terrorizzante: solo due pasti al giorno, residenze separate per genitori e figli, punizioni corporali per imporre una disciplina ferrea, ecc. Agli occhi del resto del mondo, la comunità era vista come uno strano luogo che la gente "comune" chiamava "il Villaggio", come avrebbero detto "la setta".... Fu in questo sconcertante ambiente che Kaya Takada visse fino all'età di 19 anni, con le sue attività e i suoi semplici piaceri, ma anche, come una litania senza fine, le sue costrizioni e le sue prepotenze... Lo shock del libro nasce dal confronto tra la freschezza del racconto di Kaya, condotto "all'altezza di un bambino" con franchezza, umorismo ed entusiasmo, e la radicalità dei costumi di questa singolare comunità, straordinariamente rigida e dogmatica. Tradotto dal giapponese da Jean-Louis de la Couronne Libro pubblicato con il sostegno della regione Île-de-France Uno straordinario tuffo in un'esperienza di vita comunitaria nel Giappone degli anni '70, che mette in discussione il nostro rapporto con l'autorità, la famiglia e la libertà.